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Wonderland un ottimo film dallo sguardo lucido ma appassionato su un periodo controverso.

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Wonderland - Massacro a Hollywood è un film del 2003 diretto da James Cox, con Val Kilmer nella parte del leggendario attore pornografico John Holmes.

Wonderland un ottimo film dallo sguardo lucido ma appassionato su un periodo controverso, la fine dei '70 a Hollywood.

Wonderland ci regala una tra le migliori interpretazioni di Val Kilmer, coraggiosamente alle prese con un personaggio tanto difficile, che la produzione evita con merito di innalzare a facile mito. Il film ha uno sguardo lucido ma appassionato su un periodo controverso, la fine dei '70 a Hollywood, drogato e decadente, che inscena con lo stile proprio dei polizieschi del tempo. Colori densi, registro narrativo e montaggio da inchiesta giornalistica (riuscitissimi entrambi), e classici minori del rock a tutto volume, fanno di Wonderland un film ottimo, che a tratti rischia di diventare eccelso.

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Nel luglio del 1981 John Holmes, il "Re del porno", rimase coinvolto in una torbida faccenda di spaccio di droga e smercio di pistole antiche, con rapina e regolamento di conti annessi che ebbero come epilogo un quadruplice, efferato omicidio in un appartamento in Wonderland, una delle tante strade dell'eccesso a Hollywood. Non si è mai giunti ad una definitiva ricostruzione dei fatti e del ruolo che il porno divo ebbe nella vicenda.

Interpreti e personaggi.

    Val Kilmer: John Holmes
    Kate Bosworth: Dawn Schiller
    Lisa Kudrow: Sharon Holmes
    Josh Lucas: Ron Launius
    Tim Blake Nelson: Billy Deverell
    Dylan McDermott: David Lind
    Michelle Borth: Sonia Gaudrin
    Christina Applegate: Susan Launius
    Eric Bogosian: Eddie Nash
    Carrie Fisher: Sally Hansen
    Ted Levine: Sam Nico

Doppiatori italiani.

    Ron Launius: Luca Ward
    John Holmes: Christian Iansante
    Sharon Holmes: Alessandra Korompay
    David Lind: Massimo Lodolo
    Dawn Schiller: Connie Bismuto
    Eddie Nash: Roberto Draghetti

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Willard il paranoico, un nuovo tipo di amicizia.

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Willard il paranoico (Willard) è un film horror di Glen Morgan, con Crispin Glover, Laura Harring e R. Lee Ermey. Il film è liberamente basato sulla novella Ratman's Notebook di Stephen Gilbert, ed è anche il remake del film Willard e i topi del 1971. Il film venne distribuito negli Stati Uniti il 15 marzo 2003 e in Italia il 29 luglio 2005.

Willard, quarantenne introverso al limite della patologia, trascorre il proprio tempo curando la vecchia madre malata e lavorando come impiegato nell'azienda fondata dal padre defunto. Protagonista passivo di una vita di umiliazioni, a casa e sul posto di lavoro, troverà nel morboso rapporto con i topi che abitano la sua cantina una valvola di sfogo per le proprie frustrazioni, e, giunto all'esasperazione, un singolare strumento di vendetta. Remake del cult anni '70 Willard e i Topi, l'opera si sviluppa deliberatamente su un'impalcatura povera e cigolante, che lascia filtrare luce su un ambiente circoscritto ai tratti essenziali.

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A furia di sottrarre rimane pochino, ma il dramma grottesco, forte di macabre atmosfere soffocanti, si consuma inesorabile all'ombra della straordinaria prestazione di Crispin Glover, creatura che potrebbe tranquillamente essere fuggita dalla testa di Tim Burton. Astenersi detrattori di ratti e affini.

Willard Stiles è un disadattato sociale che si prende cura della sua madre malata Henrietta, sebbene quest'ultima abusi (anche verbalmente) di lui. L'uomo vive con la madre in un'enorme vecchia magione la cui cantina è abitata da una numerosa colonia di ratti. Willard si trova continuamente umiliato di fronte ai suoi colleghi di lavoro dal suo crudele capo, Frank Martin, un uomo malvagio che si era impossessato dell'azienda del padre di Willard dopo la morte di quest'ultimo. Una collega, Cathryn, ha simpatia verso l'eccentrico Willard e presto diventa il suo interesse d'amore.

Presto Willard comincia ad essere ossessionato dall'amicizia con uno dei topi che vivono nella sua cantina, che decide di chiamare Socrate. L'uomo, poi, diventa amico degli altri topi che occupano la sua cantina, soprattutto con un enorme ratto che chiama Ben. Quest'ultimo comincia ad assumere una posizione di "guida" su tutti i topi, mentre Socrate rimane il pupillo di Willard. La madre di Willard va in panico dopo aver sentito i topi e muore cadendo dalle scale della cantina. Willard scopre poi che i pagamenti per la casa sono in forte ritardo, e che la banca potrebbe precludere la proprietà.

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Cathryn, volendo consolare Willard a causa della morte della madre, decide di regalargli un gatto di nome Scully, e poi se ne va. Quando l'animale entra in casa, i ratti, capitanati da Ben, attaccano e uccidono il gatto subito dopo il suo arrivo.

Quando Willard ritorna a casa nota che Ben lo sta guardando in modo maligno, ben presto l'uomo comincia a diffidare del ratto. Disperatamente solo, Willard inizia a portare con sé Socrate al lavoro. L'uomo trova una nota sulla scrivania che dichiara di licenziarlo dalla ditta. Mentre Willard discute con Martin, chiedendo di non essere licenziato, Socrate viene scoperto da un'impiegata. La donna urla e Martin uccide l'animale prendendolo a mazzate. Willard, con il suo stato mentale abbastanza precario, è devastato. L'uomo si rivolge a Ben, che è più che disposto a guidare l'esercito di topi per aiutare Willard a vendicarsi del suo capo. Willard e i suoi topi affrontano Martin nel suo ufficio e lo uccidono.

Willard, comunque, diffida di Ben e cerca di disfarsi di lui e degli altri topi. Riesce ad ucciderne alcuni, ma Ben sopravvive e aizza gli altri topi contro di lui. L'uomo fugge, ma alla fine, dopo un'intensa lotta contro i roditori e dopo aver rischiato la morte, riesce ad uccidere Ben. Il film finisce con Willard che viene rinchiuso in un istituto mentale, dove trova un topo bianco simile a Socrate.

Interpreti e personaggi.

    Crispin Glover: Willard Stiles
    R. Lee Ermey: Frank Martin
    Laura Elena Harring: Cathryn
    Jackie Burroughs: Henrietta Stiles
    Kimberly Patton: Mrs. Leach
    William S. Taylor: Mr. Garter
    Ty Olsson: Agente Salmon

Doppiatori italiani.

    Mino Caprio: Willard Stiles
    Elio Zamuto: Frank Martin
    Francesca Palopoli: Henrietta Stiles

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La Spada nella Roccia è il primo episodio della tetralogia Re in Eterno.

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La spada nella roccia (The Sword in the Stone)è un film del 1963 diretto da Wolfgang Reitherman. È un film d'animazione prodotto dalla Walt Disney Productions e uscito negli Stati Uniti il 25 dicembre 1963, distribuito dalla Buena Vista Distribution. Il 18° Classico Disney, fu l'ultimo ad uscire prima della morte di Walt Disney. Le canzoni del film sono scritte e composte dai fratelli Sherman, che in seguito scrissero musica per altri film Disney come Mary Poppins (1964), Il libro della giungla (1967) e Pomi d'ottone e manici di scopa (1971).

Come nei Tempi Bui il mago Merlino educò un ragazzo della foresta chiamato Semola che sarebbe diventato re Artù. 11° lungometraggio d'animazione della Disney, basato sulle metamorfosi animali a scopo didattico. Morale: l'astuzia vale più della forza bruta. Qualche trovata divertente (un duello tra maghi), ma il resto è un po' inamidato e dimostrativo. Fu l'ultimo cartoon di lungometraggio con la supervisione di Walt Disney.

la spada nella roccia

In Inghilterra, nel VI secolo, muore il re Uther Pendragon. Uther non ha lasciato un erede al trono e, senza un re, sembra che la terra sia destinata ad essere lacerata dalla guerra. Improvvisamente, la "spada nella roccia" appare a Londra, con una scritta che proclama che "chiunque estrarrà questa spada da questa roccia e da questa incudine, sarà di diritto re d'Inghilterra". Sebbene molti provino ad estrarre la spada, nessuno riesce a smuoverla nemmeno di un centimetro, e la spada alla fine viene dimenticata, lasciando l'Inghilterra nei secoli bui.

Molti anni dopo viene introdotto Semola, il cui vero nome è Artù (detto Semola per via dei suoi capelli biondi), un orfano di 12 anni in formazione per essere uno scudiero. Mentre accompagna suo fratello maggiore adottivo Caio in una battuta di caccia, Semola impedisce accidentalmente a Caio di colpire un cervo (cadendogli addosso da un ramo che si spezza mentre Caio sta per scoccare una freccia con l'arco). Addentratosi nella foresta per tentare di recuperare la freccia, Semola cade (sempre per via di un ramo che si spezza) nella casetta di Mago Merlino.

Egli dichiara che sarà il suo tutore, e i due vanno a casa di Semola, un castello gestito da Sir Ettore, padre naturale di Caio e adottivo di Semola. Anche se Merlino lo convince che la magia esiste evocando una bufera di neve al chiuso, Ettore non vuole permettergli di istruire Semola, così Merlino sparisce. Ettore allora si decide a consentire a Merlino di rimanere, decidendo di metterlo nella torre più pericolante del castello, che quando piove si riempie d'acqua dalle crepe del tetto. Quella notte arriva un amico di Ettore, Sir Pilade, con la notizia che il giorno di Capodanno a Londra si terrà un grande torneo cavalleresco il cui vincitore verrà proclamato re.

Ettore decide far allenare seriamente Caio per il torneo, e nomina Semola come suo scudiero. Merlino trasforma Semola e sé stesso in pesci, e i due nuotano nel fossato del castello per conoscere la fisica. Semola viene attaccato da un luccio ed è salvato da Anacleto, il permaloso gufo di Merlino. Poi Semola viene mandato a lavorare in cucina come punizione, dopo aver cercato di raccontare la sua lezione a un incredulo Ettore. Merlino decide di incantare i piatti perché si lavino da soli, poi porta Semola a un'altra lezione. I due si trasformano in scoiattoli per conoscere la gravità. Semola viene quasi divorato da un lupo, ma viene salvato da uno scoiattolo femmina che però si innamora di lui.

Dopo il loro ritorno alla forma umana, Ettore accusa Merlino di usare la magia nera sulle stoviglie. Semola difende Merlino, ma Ettore non lo ascolta e punisce il ragazzo per la sua "impertinenza" dando a Caio un altro scudiero, Polidoro. Per la sua terza lezione, dopo essersi scusato con Semola e aver promesso di redimerlo, Merlino lo trasforma in un passero e Anacleto, nuovo tutore di Semola (perché pensava che Merlino gli avrebbe solo confuso le idee) insegna a Semola a volare. Semola viene attaccato da un falco e per salvarsi vola giù in una canna fumaria, che per sfortuna è quella della perfida strega Maga Magò, la cui magia utilizza l'inganno, e non la competenza scientifica, come Merlino. Merlino arriva poco prima che Magò uccida Semola, e la sfida a un duello di magia, in cui i duellanti si trasformano in vari animali per distruggersi l'un l'altro. Magò infrange le regole da lei dettate, prima scomparendo, poi trasformandosi in un drago viola.

Merlino infine si trasforma in un germe chiamato "Malignalitaloptereosis" e infetta Magò, sconfiggendola e dimostrando così l'importanza del cervello sui muscoli. La vigilia di Natale, Caio viene nominato cavaliere, ma il suo scudiero Polidoro si prende gli orecchioni, allora Ettore ripristina Semola come scudiero di Caio. Merlino, però, è deluso e arrabbiato per via del fatto che Semola preferisca ancora i giochi di guerra a quelli accademici. Semola cerca di spiegare che, come orfano, la nobiltà è una cosa impossibile, e che essere uno scudiero è la posizione migliore che possa raggiungere.

Questo fa arrabbiare ulteriormente Merlino, che grida "Honolulu, arrivo!", trasportandosi nella Honolulu del XX secolo. Ettore, Caio, Pilade, Semola e Anacleto viaggiano a Londra per il torneo. Semola si rende conto di aver lasciato la spada di Caio in una locanda, che ora è chiusa per il torneo. Anacleto nota la "spada nella roccia" in un cimitero, e Semola, pur di procurare una spada a Caio, la estrae dall'incudine, compiendo inconsapevolmente la profezia. Quando Semola ritorna con la spada, Ettore e Black Bart la riconoscono come la "spada nella roccia" e il torneo viene interrotto. Esigendo che Semola dimostri di averla estratta, Ettore rimette la spada nella sua incudine, e nessuno tranne Semola riesce a tirarla nuovamente fuori. Dopo che Semola l'ha estratta nuovamente, il cielo diventa più luminoso.

Tutti i cavalieri proclamano "Viva re Artù!" mentre la folla si inginocchia davanti a lui, il primo dei quali è Ettore, che si scusa con Semola per averlo trattato duramente, e anche Caio mostra un po' di rimorso. Semola, incoronato re, si siede nella sala del trono con Anacleto, sentendosi impreparato per la responsabilità della regalità. Sopraffatto dalla folla plaudente nel cortile, Semola dice "Quanto vorrei che Merlino fosse qui!". In quell'istante Merlino ritorna dalla Honolulu del XX secolo ed è euforico nello scoprire che Semola è il re che ha visto nel futuro. Merlino dice al ragazzo che egli guiderà i cavalieri della Tavola rotonda, diventando una grande leggenda e una figura di letteratura e cinema.

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Doppiatori originali.

    Sebastian Cabot: Sir Ettore, Narratore
    Karl Swenson: Merlino
    Rickie Sorensen: Artù / Semola
    Junius Matthews: Anacleto
    Ginny Tyler: Scoiattolina
    Martha Wentworth: Maga Magò, Scoiattolona
    Norman Alden: Sir Caio
    Alan Napier: Sir Pilade
    Richard Reitherman: Semola
    Robert Reitherman: Semola
    Barbara Jo Allen: Sguattera
    Fred Darian: Menestrello
    James MacDonald: Lupo
    Thurl Ravenscroft: Black Bart

Doppiatori italiani.

    Giorgio Capecchi: Sir Ettore
    Emilio Cigoli: Narratore
    Bruno Persa: Merlino
    Massimo Giuliani: Artù / Semola
    Lauro Gazzolo: Anacleto
    Lydia Simoneschi: Maga Magò
    Pino Locchi: Sir Caio
    Giovanni Saccenti: Sir Pilade
    Maria Saccenti: Sguattera
    Bruno Filippini: Menestrello

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Il Tempo dei Gitani, quanta magia nel Kusturica anni ’80.

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“Quando Dio è sceso in Terra, ha incontrato i gitani. E ha preso il primo volo per tornare indietro”. E’ una delle frasi pronunciate dai protagonisti de Il tempo dei gitani, meraviglioso film di Emir Kusturica del 1988. La pellicola racconta le peripezie di Perhan, un giovane gitano che lascia i Balcani e si ritrova catapultato in Italia, finendo incastrato in situazioni assurde, dolorose e ben oltre il limite della criminalità.

Lungo più di due ore (ma l’edizione originale, destinata alla tv, durava più del doppio), il film è un romanzo di formazione, la storia di un ragazzo innamorato che scopre sulla sua pelle la brutalità del mondo che lo circonda. Il traffico in cui rimane invischiato riguarda gli esseri umani: bambini, disabili, persone le cui debolezze vengono sfruttate per lucrarci sopra senza pietà.

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La bellezza dell’opera di Kusturica, però, più che nella trama sta nel messaggio che le è sottinteso, nella spettacolare follia che guida le azioni dei personaggi. Il talento visionario del regista serbo emerge con una poesia memorabile, superata solo da quella di Underground, che Emir girerà sette anni dopo. Non è un caso se entrambi i film sono stati premiati a Cannes: il primo per la miglior regia, il più recente – capolavoro assoluto di Kusturica – come miglior pellicola.

Girato a Sarajevo e a Milano, Il tempo dei Gitani racconta la storia di un giovane Gitano, Perhan. Il ragazzo si trova nelle mani di un branco di malviventi che trafficano con gli esseri umani nella Jugoslavia precedente alla dissoluzione della repubblica titoista. I protagonisti finiranno nell'ambiente della microcriminalità milanese.

Il tempo dei gitani è il primo incontro cinematografico tra Kusturica e Bregovic, che firma musiche trascinanti e piene di magia. La colonna sonora è meno conosciuta rispetto a quella del già citato Underground, ma non le è assolutamente da meno. Le melodie più belle sono quelle lente, sognanti, che assumono addirittura toni epici nella commovente Ederlezi.

Accanto ai pezzi di Bregovic, ciò che si ricorda di più del film è l’atmosfera surreale che lo pervade: un “marchio di fabbrica” prevedibile in Kusturica, ma che – diversamente da altri suoi film, primo fra tutti La vita è un miracolo (2004) – in questo caso non è mai scontato, perché non è stravaganza fine a se stessa, ma pazzia che serve a raccontare e incantare.

Se dovessimo salvare un solo film di Kusturica, sarebbe sicuramente Underground; ma se dovessimo scegliere il più magico, il più delicato, il più soave, indicheremmo Il tempo dei gitani– difficile da vedere per chi non ama Kusturica, fantastico per chi lo adora, e magari è un po’ deluso dalle sue opere più recenti.

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Interpreti e personaggi.

    Davor Dujmovic: Perhan
    Bora Todorovic: Ahmed
    Ljubica Adzovic: Khaditza (Nonna)
    Husnija Hasimovic: Merdzan (Zio)
    Sinolicka Trpkova: Azra (fidanzata)
    Zabit Memedov: Zabit
    Elvira Sali: Danira (sorella)
    Suada Karisik: Dzamila
    Sedrije Halim: Ruza, madre di Azra

Doppiatori italiani.

    Marco Mete: Perhan
    Michele Gammino: Ahmed
    Marzia Ubaldi: Khaditza (Nonna)
    Francesco Pannofino: Merdzan (Zio)
    Cristina Boraschi: Azra (fidanzata)
    Sandro Ivano: Zabit
    Miranda Bonansea: Ruza, madre di Azra

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Kusturica è partito con l'idea di realizzare un film sui Doukhobors, una minoranza russa che vive in Canada, ma ha cambiato idea dopo aver letto su un quotidiano che una famiglia di rom aveva venduto un neonato in Italia. Per sviluppare la storia il regista visitò per due mesi la comunità rom di Skopje (dove poi girò la prima parte del film) informandosi sulla cultura gitana e facendosi raccontare storie che poi utilizzò per scrivere la sceneggiatura. Durante questi sopralluoghi vennero anche selezionati 120 zingari tra i quali alcuni vennero scelti per interpretare ruoli importanti nel film. In particolare la nonna del protagonista, Baba, lo zio Merdzan e il vicino Zabit. Il protagonista Perhan invece è interpretato dal giovane attore che aveva già lavorato con Kusturica in Papà è in viaggio d'affari. Il film è stato recitato in lingua romanì ed in jugoslavo.

Girando il film all'interno della realtà rom vennero inventate e improvvisate continuamente nuove scene, e questo portò ad avere una quantità di girato molto maggiore di quella inizialmente prevista dalla sceneggiatura. Molto materiale fu poi eliminato in fase di montaggio ma la televisione di Sarajevo decise di ricavarne una miniserie di sei episodi della durata complessiva di quasi cinque ore, che non fu realizzata direttamente da Kusturica ma alla quale egli diede il suo assenso.

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L'esercito delle 12 scimmie è l'esito della strampalata congiunzione di talenti eterogenei.

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L'esercito delle 12 scimmie (12 Monkeys)è un film del 1995 diretto da Terry Gilliam, prodotto da Charles Roven e sceneggiato da David Webb e Janet Peoples. È stato liberamente ispirato al film La jetée, di Chris Marker, cortometraggio sperimentale francese del 1962. Il film consiste in una storia di fantascienza post-apocalittica.

'L'esercito delle 12 scimmie'è l'esito della strampalata congiunzione di talenti eterogenei: un film bizzarro, ma messo insieme con i mezzi che Hollywood offre di regola alle più rassicuranti produzioni miliardarie; una impresa in apparenza impossibile, quasi quanto quella di cui è incaricato l'eroe della vicenda, talché ha ragione a suo modo Frédéric Strauss su 'Cahiers du Cinéma', quando sottolinea la profonda affinità esistente fra il regista e il personaggio, entrambi deputati a convincere i rispettivi committenti su un evento secondo logica inimmaginabile. Dipanare l'intricato plot del film sarebbe un delitto.

l'esercito delle 12 scimmie

Vale la pena però di segnalare che qui non è previsto un 'Terminator' o qualche altra invenzione salvifica. Nel film regna sovrano il pessimismo dell'intelligenza e non esiste volontà in grado di bilanciarlo. Il mondo è destinato a finire, non per le nostre malefatte, come vogliono i racconti morali, ma per caso: un finale non escluso dalle ipotesi scientifiche”.

Nel 2035 James Cole è un detenuto che, con la promessa della grazia, viene inviato nel passato per indagare sui fatti che hanno portato all'estinzione del 99% dell'umanità e costretto i sopravvissuti a vivere nel sottosuolo per sfuggire al contagio di un virus letale. I detenuti sono obbligati a salire in superficie con speciali tute ermetiche, correndo il rischio di venire contagiati a loro volta, per raccogliere le prove riguardo alla responsabilità di una tale catastrofe. I capi di queste comunità sotterranee sembrano essere degli scienziati che fanno di tutto per poter, un giorno, mettere le mani sul virus originale, che intanto è mutato, per creare un antidoto e riconquistare la superficie.

Tutte le prove portano a un sedicente gruppo ecologista, l'esercito delle 12 scimmie, che avrebbe diffuso il contagio per liberare la Terra da quel cancro che ritengono siano gli esseri umani. In particolare, un murale apparso pochi giorni prima della tragedia porta la scritta "siamo stati noi" ("we did it").

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Al suo arrivo nel 1990 (sarebbe dovuto giungere nel 1996 ma c'è stato un malfunzionamento nella macchina del tempo), Cole viene arrestato e detenuto in una clinica psichiatrica, dove incontra Jeffrey Goines, anch'egli detenuto, e la dottoressa Kathryn Railly, un'esperta di malattie mentali caratterizzate da presunte capacità profetiche. Railly inizialmente ritiene Cole malato, ma in seguito inizia a prenderlo sul serio. Goines e Cole stringono una strana amicizia, e quest'ultimo, a causa degli psicofarmaci che gli venivano somministrati, rivela a Goines la sua storia. Goines non crede alle parole di Cole, ma rimane colpito dalle sue parole circa la distruzione della maggior parte dell'umanità.

Il percorso della diffusione del virus apocalittico tramite l'aereo di linea preso dal biologo; le città sono: Filadelfia, San Francisco, New Orleans, Rio de Janeiro, Roma, Kinshasa, Karachi, Bangkok e Pechino.

Cole sembra scomparire nel nulla, ma è stato in realtà riportato nel futuro. Dopo un altro errore (viene catapultato al tempo della prima guerra mondiale), è finalmente inviato nel 1996 pochi mesi prima dell'inizio del contagio.

Qui rapisce la dottoressa Railly, la quale, dopo gli iniziali momenti di terrore, inizia a collaborare allorché James le rivela i dettagli di un caso di cronaca che lo aveva colpito da bambino, cioè nel 1996, e che si rivelano esatti ancor prima che chiunque altro lo venisse a sapere. Insieme scoprono che Jeffrey è il fondatore dell'esercito delle 12 scimmie, nonché figlio di un noto virologo. L'indagine continua, ma improvvisamente Cole viene richiamato nel futuro.

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Intanto la dottoressa, ancora scossa dall'esperienza, riconosce in una foto della prima guerra mondiale, riguardante il mistero di un uomo comparso all'improvviso nelle trincee francesi, proprio Cole.

Questi viene di nuovo inviato nel 1996, ma stavolta scopre l'amore, corrisposto, per la Railly e fa di tutto per rimanere dov'è. Cole si autoconvince di essere effettivamente malato e di essersi inventato di provenire dal futuro, cosa che la Reilly inizialmente sosteneva. Ascoltando poi la dottoressa, la quale solo ora si è convinta della veridicità della storia, Cole ritorna nel dubbio di cosa sia reale e cosa no.

Si dirigono verso l'aeroporto e nel taxi scoprono che il piano di Goines era quello di liberare gli animali dello zoo (l'abbiamo fatto noi). Tirano un sospiro di sollievo, ma arrivati all'aeroporto un araldo del futuro (ossia Josè, compagno di cella di Cole e precedentemente inviato anch'esso per errore al tempo della prima guerra mondiale) gli intima di trovare il vero responsabile e di prendere il virus. Questi si scoprirà essere un biologo dipendente del padre di Goines. Nel tentativo di fermarlo prima che prenda l'aereo e sparga il virus per il mondo, Cole viene ucciso con un colpo di pistola sparato da un agente dalla sicurezza dell'aeroporto, e tutto ciò davanti a sé stesso da bambino: è la stessa scena che viene mostrata all'inizio del film durante un sogno di Cole (che sta ricordando appunto quell'episodio accaduto quando era piccolo).

Nelle ultime scene, già all'interno dell'aereo, viene inquadrato il biologo recante con sé i virus mentre conosce una donna, uno degli scienziati che ha spedito Cole nel passato per trovare la cura.


Interpreti e personaggi.

    Bruce Willis: James Cole
    Madeleine Stowe: Kathryn Railly
    Brad Pitt: Jeffrey Goines
    Frank Gorshin: Dr. Fletcher
    Christopher Plummer: Dr. Goines
    Joey Perillo: Detective Franki
    Christopher Meloni: Tenente Jim Halperin
    Lisa Gay Hamilton: Teddy
    David Morse: Dottor Peters
    Joseph Melito: Cole da giovane
    Jon Seda: José

Doppiatori italiani.

    Luca Biagini: James Cole
    Laura Boccanera: Kathryn Railly
    Pino Insegno: Jeffrey Goines
    Nando Gazzolo: Dr. Goines
    Mauro Gravina: Tenente Jim Halperin
    Roberto Pedicini: Dottor Peters

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The Doors è un film biografico diretto da Oliver Stone incentrato sulla vita di Jim Morrison.

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The Doorsè un film biografico del 1991 diretto da Oliver Stone, incentrato sulla vita di Jim Morrison, girato a vent'anni dalla morte del leader dei The Doors.

Biografia di Jim Morrison, più che del complesso musicale di cui era il leader: un poeta con l'anima del pagliaccio, che corteggiava la morte, che raccontava come lo spirito di uno sciamano gli fosse entrato dentro quand'era ancora bambino, che morì fulminato da una crisi cardiaca (overdose di eroina?) a Parigi nel '71. "Jim Morrison è una figura leggendaria della contestazione del sistema e ha significato molto per la mia generazione" dice Stone, classe 1946, che all'acme del successo dei Doors era in Vietnam e là ascoltava la loro musica.

Vent'anni dopo ha fatto un film da 30 milioni di dollari, lirico, con magniloquenti ambizioni tragiche, impregnato della musica dei Doors (25 canzoni). Tocca molti temi, ma i sentimenti dominanti sono la morte e la pulsione di distruzione.

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Il film è il ricordo della vita dello stesso Jim Morrison, che viene fatto corrispondere alla registrazione, da lui realmente recitata, delle sue poesie. La narrazione parte con un altro aneddoto verosimile di Morrison: l'incidente, quando era piccolo, di un gruppo di pellerossa, che (come avrebbe sostenuto nelle sue dichiarazioni) gli avrebbero donato la propria anima prima di trapassare. Questo evento verrà ricordato sempre dal personaggio Morrison, che verrà inseguito dalla visione di uno degli indiani morti per tutta la trama.

Alla facoltà di cinematografia di Los Angeles, Morrison abbandona la settima arte perché ripudiato dai colleghi e si dedica alla musica insieme alla vecchia conoscenza Ray Manzarek, che si occupa della fondazione dei Doors (a cui Morrison dà il nome ispirato dall'opera Le porte della percezione). Inoltre coltiva l'interesse per una giovane ragazza, Pam. Jim, sciamano improvvisato dall'uso delle droghe e dalla passione multiculturale per l'esoterismo, spinge la sua ragazza e la band nel deserto, dove, avendo assunto mescalina, hanno una serie di visioni collettive.

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Mentre eseguono una performance nel pub dove erano soliti esibirsi, il Whisky a Go Go, Morrison inserisce il passo edipico della sua canzone, The End, dove urla di voler avere un incesto con la madre. La band viene licenziata la sera stessa, ma ad attenderli fuori dal pub ci sono i rappresentanti di un'etichetta discografica che portano il gruppo al loro primo album studio.

Durante uno show televisivo, nella performance di Light My Fire, Jim si rifiuta di censurare un verso e inoltre mostra i genitali in pubblico, ma questo non basta a fermare l'ascesa dei Doors, il cui successo, al cui centro ruota Morrison, trascina sempre più quest'ultimo nel baratro dell'alcool e delle droghe, nonché della lascivia.

In un party il cantante incontra un eccentrico Andy Warhol e l'attore Tom Baker. Il vocalist però non è accompagnato dai compagni di band, che non si trovano a proprio agio alla serata e alla fine della serata cede alla avances di Nico.

Successivamente alla pubblicazione del libro di poesia di Morrison, An American Prayer, questi incontra in un'intervista una giovane giornalista, Patricia, dedita al culto del femminino sacro, con la quale intraprende una tormentata relazione amorosa, influenzata da droghe e riti pagani.

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Sempre più consumato dall'alcool e dalle due stressanti relazioni, Jim viene sorpreso da un poliziotto dietro le quinte del suo concerto a New Heaven, poco prima di esibirsi, mentre, parlando con Patricia, scopre che questa sa della sua famiglia, ancora viva nonostante le bugie di lui. Il poliziotto, scambiandoli per degli intrusi, spruzza dello spray corrosivo in faccia a Jim, che racconta questo evento, in tono critico, davanti a tutta la platea di spettatori, venendo arrestato.

A una pranzo dove sono presenti i Doors, Pam e Baker, nonché vari amici di Jim, Pam incontra Patricia e la doppia relazione del cantante salta fuori in maniera rovinosa per lui.

In un concerto a San Francisco Morrison è colto da svariate visioni e successivamente tenta di uccidere Pam bruciandola viva in un armadio, senza riuscirci. Nel frattempo, la registrazione del nuovo album, The Soft Parade, è ostacolata dall'ubriachezza quasi costante di Jim, impossibilitato a cantare e in contrasto con i rappresentanti dell'etichetta per questo. L'album viene giudicato un flop e a Miami, in concerto, dopo essersi drogato e aver convinto il chitarrista Robby Krieger a fare altrettanto, Jim provoca il pubblico a suon di insulti, mentre si lascia intuire che possa aver mostrato i genitali in pubblico (tale evento non fu mai realmente accertato).

Il processo contro cui Morrison va incontro lo condanna infine per blasfemia e la sua relazione con Patricia va in crisi, poiché egli non rispetta il matrimonio con rito pagano che aveva stipulato con lei.

Terminata la registrazione delle sue poesie, Jim decide di trasferirsi a Parigi dopo la registrazione di L.A. Woman, dove muore nella vasca da bagno di casa sua nel 1971, seguito, come sempre, dalle sue visioni. I titoli di coda sono preceduti dalla morte di Pam, avvenuta tre anni dopo.

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Interpreti e personaggi.

    Val Kilmer: Jim Morrison
    Meg Ryan: Pamela Courson
    Kevin Dillon: John Densmore
    Kyle MacLachlan: Ray Manzarek
    Frank Whaley: Robby Krieger
    Kathleen Quinlan: Patricia Kennealy
    Michael Wincott: Paul A. Rothchild
    Michael Madsen: Tom Baker
    Josh Evans: Bill Siddons
    Dennis Burkley: Dog
    Billy Idol: Cat
    John Densmore: John, tecnico del suono
    Floyd 'Red Crow' Westerman: sciamano
    Kelly Hu: Dorothy
    John Capodice: Jerry
    Mimi Rogers: fotografa
    Crispin Glover: Andy Warhol
    Christina Fulton: Nico
    Sean Ali Stone: Jim Morrison bambino

Doppiatori italiani.

    Loris Loddi: Jim Morrison
    Franca D'Amato: Pamela Courson
    Oreste Baldini: John Densmore
    Stefano Mondini: Ray Manzarek
    Manuela Kustermann: Patricia Kennealy
    Piero Tiberi: Paul A. Rothchild
    Saverio Moriones: Tom Baker
    Fabio Boccanera: Bill Siddons
    Bruno Conti: Cat
    Angelo Nicotra: Jerry
    Francesco Vairano: Andy Warhol

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Scarface ottimo remake del capolavoro del gangster-movie anni '30.

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Scarface è un film del 1983 scritto da Oliver Stone e diretto da Brian De Palma.

Il film è il remake dell'omonimo lungometraggio del 1932 diretto da Howard Hawks. A differenza dell'originale ambientato a Chicago durante gli anni del proibizionismo, in questo film l'azione si svolge nella Miami degli anni ottanta, allora centro di un considerevole traffico di droga.

Montana, rozzo cubano di umili origini, incarna gli ideali del ghetto portandoli all'estremo, costruendo dal nulla un impero economico basato sull'illegalità. Un titanismo incurante di qualsiasi limite umano plasma la sfolgorante parabola del protagonista, vittima della propria fremente volontà di potenza. Il prodotto finale, lontano dalle ovattate atmosfere de Il padrino , è una feroce rilettura del capitalismo, dove il sogno americano si rivolta contro se stesso e la cultura del dollaro si affianca ineluttabilmente all'eccesso, preludio in tale contesto all'autodistruzione.

Affiancato da una splendida Michelle Pfeiffer agli esordi, Al Pacino regala l'anima ad un antieroe leggendario, contribuendo a creare un'opera che traccia nuove e nette linee guida per il futuro del genere (e non solo). Sulle note di una emblematica "Push it to the limit", lo spirito del cinema si rinnova incarnandosi in un monumentale dramma corvino, serio candidato al titolo di gangster-movie stradaiolo definitivo.

Scarface

È il 1980. Fidel Castro consente a circa 125 mila cubani di lasciare Cuba per approdare negli Stati Uniti e riabbracciare i loro parenti, anche se in verità lo scopo principale è di svuotare le sovraffollate carceri cubane. Ha luogo l'Esodo di Mariel, il più imponente esodo cubano del Novecento. Tra i profughi ci sono Antonio "Tony" Montana e Manolo "Manny" Ribera, che come gran parte degli altri immigrati cubani vengono portati alla Freedom Town, un ghetto di popolazione cubana. I due riescono ad andarsene in fretta grazie all'omicidio di Emilio Rebenga, un potente politico che si era precedentemente messo contro un potente capo criminale di Miami, Frank Lopez, al vertice di un cartello della droga saldamente affermato. Ottenuta la carta verde di residenza, i due amici cominciano a lavorare come camerieri e lavapiatti in un chiosco, ma Tony dimostra insofferenza per la sua nuova vita.

Non appena Lopez si rifà vivo tramite il suo tirapiedi Omar Suarez, Tony e Manny si mettono in attività con lui, diventando così gangster. Per prima cosa vengono mandati a comprare una partita di cocaina da alcuni colombiani in un hotel di Miami, ma questo lavoro si rivelerà più difficile del previsto e un loro compare, Angel, viene ucciso con una motosega. In seguito Tony inizia ad entrare con maggior confidenza nel giro malavitoso acquistando la fiducia di Lopez, che rimarrà piacevolmente sorpreso del suo carisma e delle sue attitudini da gangster. A casa di Lopez, Tony incontra Elvira Hancock, di cui rimane colpito e si innamora a prima vista.

Il cubano farà il possibile per conquistarla nonostante il suo fare snob, e la sua aria viziata e viziosa. Dopo aver raccolto i primi contanti, Tony si reca a casa della madre, la vedova Georgina, a trovare lei e sua sorella Gina, per dare loro un forte aiuto economico. Qui riemergono il rapporto conflittuale e problematico che l'uomo ha con la madre, e la stima e il forte senso di protezione che ha nei confronti della sorella minore.

Scarface_(1983)

Nel corso della sua attività malavitosa in crescente prosperità, Tony viene mandato da Lopez in Bolivia insieme a Suarez a trattare per una grossa fornitura di coca da Alejandro Sosa, uno dei più grandi produttori delle Ande. Sosa ha subito grande considerazione di Tony e del suo modo di condurre le trattative, a dispetto però di Suarez, che durante l'incontro viene ucciso perché ritenuto informatore della polizia.

Tony torna quindi a Miami assicurando comunque a Lopez una fornitura fissa a prezzo alto ma che darà i suoi frutti col passare del tempo. Lopez non si fida di Sosa, il suo rapporto con Tony si deteriora ed il luogotenente decide così di mettersi in proprio con la promessa di non dare fastidio a Lopez. Tony però gli pesta i piedi corteggiando Elvira e Lopez assolda i fratelli Diaz per ucciderlo al Babylon Club. I due falliscono e Tony, saputo che Lopez era stato il mandante dell'agguato, lo fa uccidere da Manny. Da qui in poi Tony diventa sempre più ricco e potente tanto da mettere in secondo piano trafficanti come Nacho Contreras e soprattutto Gaspar Gomez. Sposa Elvira, fa costruire una villa immensa con ogni genere di sfarzo ed eccesso e pian piano rivela una strana ossessione nei confronti della sorella Gina.

Quando la banca dove Tony è solito depositare il suo denaro inizia ad alzare troppo i tassi di interesse sui suoi soldi, Manny si rivolge a un ebreo che accetta ogni somma di denaro al tasso del 4%. Ciò si rivela però una trappola della polizia che può così incastrare Tony per riciclaggio di denaro sporco, evasione fiscale e traffico di droga. Prima del processo, il gangster cubano viene fatto chiamare in tutta fretta da Alejandro Sosa. Entrambi hanno dei problemi che con un aiuto reciproco potrebbero venire risolti. A Villa Sosa sono presenti le più alte personalità politiche e finanziarie boliviane e statunitensi, in presenza delle quali a Tony viene mostrato un documentario di prossima trasmissione in tutte le televisioni del mondo che spiega nel dettaglio tutti i traffici di Sosa e dei suoi collaboratori politici. Viene chiesto quindi a Tony di scortare Alberto, killer specializzato di Sosa, a uccidere il giornalista autore del documentario e di aiutarlo dato che l'uomo non conosce l'inglese e non è mai stato negli Stati Uniti. In cambio, a Washington verrà richiesto di chiudere un occhio sulle malefatte finanziarie del ras di Miami.

Tony accetta l'incarico. Intanto il rapporto tra lui e la moglie diventa sempre più conflittuale a causa dell'apatia e dei vizi di lei e degli eccessi di lui, tanto che dopo una rabbiosa scenata al ristorante Elvira lascia il marito per sempre.

Tony si concentra sull'uccisione del giornalista boliviano, programmata tramite un'autobomba a New York, ma quando vede che nella macchina del loro obiettivo ci sono anche moglie e figli si rifiuta di far saltare in aria l'auto ed uccide Alberto; Sosa scopre però cosa ha fatto Tony e gli giura vendetta. Il cubano torna a Miami, dove gli viene detto che nel frattempo Manny è sparito e che è scappata pure Gina. Dopo un incontro con la madre, che ha scoperto dove la giovane figlia è andata a vivere, Tony si reca subito sul posto. Vedere lei e l'amico in accappatoio, immaginando ciò che hanno fatto, risveglia in lui l'ossessione nei confronti di sua sorella ed in un raptus di follia uccide Manny. Gina poi gli dirà mentre sta abbracciando Manny, morto a terra, che i due si erano sposati da appena un giorno e volevano fargli una sorpresa.

Il "signore della droga" torna nella sua villa insieme alla sorella, diventata folle per il dolore, ma nel frattempo l'esercito di sicari di Sosa piomba sul posto. In quel momento Tony è rintanato nel suo ufficio, a sniffare cocaina, e a ripensare al suo terribile gesto. Gina, accecata dal dolore, si mette a sparare a Tony e proprio in quel momento arriva un sicario di Sosa che la uccide per sbaglio, ma viene massacrato a sua volta da Tony, che distrutto dal dolore, esce ed affronta da solo l'esercito di sicari armato di un micidiale M16 urlando: «Salutatemi il mio amico Sosa!».

La disperazione e le massicce dosi di cocaina inalate lo lasciano in piedi nonostante i colpi, rendendolo una macchina da guerra e consentendogli di compiere una strage sanguinosa. Alla fine però viene sopraffatto dal numero dei gangster che lo crivellano di colpi. Nonostante ciò, Tony è ancora vivo e, mentre inveisce contro di loro, un sicario professionista di Sosa detto The Skull si avvicina lentamente alle sue spalle e lo uccide con una doppietta. Tony sfonda la balconata e cade morto dentro la sua piscina. Sopra di lui la luminosa scritta che egli stesso aveva voluto far scolpire: «Il mondo è tuo (The world is yours)».

scarface1

Interpreti e personaggi.

    Al Pacino: Tony Montana
    Steven Bauer: Manolo Ribera
    Michelle Pfeiffer: Elvira Hancock
    Robert Loggia: Frank Lopez
    Mary Elizabeth Mastrantonio: Gina Montana
    Paul Shenar: Alejandro Sosa
    Harris Yulin: Mel Bernstein
    Arnaldo Santana: Ernie
    Michael P. Moran: Nick il porco
    Angel Salazar: Chi Chi
    Mark Margolis: Alberto
    F. Murray Abraham: Omar Suarez
    Miriam Colon: Georgina Montana
    Michael Alldredge: Sheffield
    Ted Beniades: Seidelbaum
    Sue Bowser: Miriam
    Paul Espel: Luis
    Pepe Serna: Angel Fernandez
    Richard Belzer: Comico Al Babylon
    Ben Frommer: Proprietario del Babylon
    Dennis Holahan: Direttore della banca
    Carlos Cestero: Matos Gutierrez
    Victor Millan: Aryel Bleyer
    Gregg Henry: Charles Goodson
    Dante D'Andrè: Generale Strasser
    Santos Morales: Waldo
    Roberto Contreras: Rebenga
    Geno Silva: The Skull
    Al Israel: Hector The Toad
    Charles Durning: voce
    Dennis Franz: voce
    Gary Carlos Cervantes: Sicario #1
    Gregory Cruz: Sicario #2
    Richard Delmonte: Fernando
    Albert Carrier: Pedro Quinn

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Doppiatori italiani.

    Ferruccio Amendola: Tony Montana
    Elio Zamuto: Manolo Ribera
    Emanuela Rossi: Elvira Hancock
    Paila Pavese: Gina Montana
    Gianni Marzocchi: Frank Lopez
    Sergio Di Stefano: Alejandro Sosa
    Rodolfo Traversa: Mel Berstein
    Sergio Matteucci: Ernie
    Renato Mori: Nick il porco
    Piero Tiberi: Chi Chi
    Angelo Nicotra: Omar Suarez
    Anna Miserocchi: Mamma Montana
    Sergio Tedesco: Sheffield
    Luciano De Ambrosis: Seidelbaum
    Anna Rita Pasanisi: Miriam
    Claudio Fattoretto: Luis
    Massimo Giuliani: Comico Al Babylon
    Marco Mete: Proprietario del Babylon, Poliziotto
    Giorgio Lopez: Direttore della banca
    Giorgio Piazza: Aryel Bleyer, Avventore


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Scorrete lacrime, disse il poliziotto porre in discussione ogni certezza apparente sulla natura stessa della realtà e dell’umanità.

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Scorrete lacrime, disse il poliziotto (Flow My Tears, the Policeman Said)è un romanzo di fantascienza di Philip K. Dick.

È stato tradotto per la prima volta in italiano nel 1976 col titolo Episodio temporale da Roberta Rambelli (in seguito è stato ritradotto da Vittorio Curtoni nel 1998 e ancora da Maurizio Nati nel 2007).

Scritto nel 1974, è considerato una delle opere meglio riuscite dell'autore; si distingue per una notevole compattezza della trama, rapida e priva di divagazioni, al cui centro rimangono comunque le ossessioni tipiche di Dick: il controllo sociale, le psicosi, l'incertezza del limite tra realtà e finzione, gli stati alterati di coscienza e l'uso di sostanze psicotrope, la diffidenza verso l'universo femminile.

Scorrete lacrime, disse il poliziotto

Il titolo deriva da Flow My Tears, una canzone per liuto e voce di John Dowland, compositore inglese del XVI secolo. L'opera comincia così:

    Flow, my tears, fall from your springs,
    Exiled for ever, let me mourn
    Where night's black bird her sad infamy sings,
    There let me live forlorn.

È stato candidato ad entrambi i maggiori riconoscimenti della letteratura fantascientifica, il Premio Hugo e il Premio Nebula.

Nel quadro dell’industria culturale novecentesca, Philip Dick riesce a sfruttare un genere letterario di nicchia come la fantascienza per proporre scenari distopici, apocalittici, sempre estremamente critici nei confronti della società. In un contesto storico e culturale in cui la filosofia, che dovrebbe farsi carico della responsabilità della critica e costituire l’avanguardia della rivolta culturale, si disinteressa invece dell’ambito sociale, laddove storicamente le teorie proposte dalla Scuola di Francoforte non hanno seguito in ambito accademico, è nella narrativa che si colloca il germe della critica sociale.

Philip Dick raccoglie la sfida del suo tempo mettendo in scena mondi che cadono a pezzi, certezze che crollano o svaniscono nel nulla, personaggi inermi di fronte al mondo eppure capaci, in qualche modo, di salvarsi appellandosi proprio alla loro fragile umanità.

Le vicende si situano nel 1988, quattordici anni dopo la pubblicazione del volume. Si intuisce, da riferimenti mai espliciti, l'esistenza di uno stato di polizia che controlla tutto il pianeta in seguito a una sorta di grande guerra: la popolazione è suddivisa in caste genetiche; gli studenti, percepiti come pericolo sociale, sono rinchiusi nelle loro università a morir di fame; i sovversivi vengono mandati in campi di concentramento, sottoposti ai lavori forzati.

Il protagonista, Jason Taverner, in possesso di un codice genetico potenziato, è il cantante e il conduttore di uno show televisivo di risonanza mondiale. In seguito a uno scontro con una sua ex amante, si ritrova in ospedale e, quindi, privo di coscienza, in un albergo di infima categoria. Nonostante sia in possesso della sua memoria, la sua esistenza sembra essere stata cancellata dal mondo: nessuno si ricorda di lui, è privo di documenti, e non esiste su tutto il pianeta una sola traccia del suo passato sino al giorno prima. In particolare, mancano i suoi dati negli archivi statali e di polizia: rischia così di essere arrestato e imprigionato in qualunque istante.

Il libro segue i due giorni lungo i quali Jason si muove in bilico tra ricerca e fuga, per recuperare la propria identità e scoprire, in un mondo diventato ormai alieno e ostile, il mistero legato alla propria scomparsa sociale. Mentre le vicende determinano i personaggi più che il contrario, l'autore ne approfitta per mostrare con pessimismo un futuro prossimo dove dietro l'ordine e la legalità di uno stato ferreo e la patina dorata dello spettacolo, si nascondono miseria, corruzione, decadenza e follia.

Gli interrogativi fondamentali di Dick sono due: Che cos’è la realtà e Che cos’è l’uomo. Sono domande legate strettamente tra di loro e alla dinamica soggettivo–oggettivo. Dick parte dal presupposto che ogni essere umano viva in una propria realtà, data dalle proprie percezioni. In questo senso il mondo di uno schizofrenico non è meno reale del mondo di una persona considerata sana di mente, l’unico problema si ravvisa nell’incapacità di comunicare. Se uno schizofrenico potesse mostrarci chiaramente il modo in cui vede il mondo sarebbe possibile che riuscisse a convincerci di avere ragione. Quindi abbiamo da una parte una pluralità di mondi tutti ugualmente reali, dall’altra una pluralità di soggetti che creano o interpretano questi mondi.

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Kung Fu Panda 2 , tanta azione e qualche risata in meno per un secondo capitolo visivamente molto raffinato.

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Kung Fu Panda 2] è un film d'animazione del 2011 prodotto dalla DreamWorks Animation e diretto da Jennifer Yuh.

Il film è il sequel di Kung Fu Panda e alla revisione della sceneggiatura ha collaborato anche Charlie Kaufman.
« Forse la tua storia non ha un inizio tanto felice, ma non è questo a renderti ciò che sei.. è il resto della tua storia. Chi tu scegli di essere »
(discorso della divinatrice a Po)

l kung fu forse è arrivato alla fine dei suoi giorni, l'era industriale incalza nella figura del perfido Shen, figlio dei reggenti, cacciato dal palazzo reale per aver voluto trasformare l'uso della polvere pirica dei fuochi d'artificio in quello della polvere da sparo dei cannoni. Ma il reietto non si arrende, e nell'oscurità accumula metallo per forgiare un esercito di cannoni, un'arma contro cui nemmeno i maestri kung fu possono fare nulla e che gli consentirà di avere la rivincita che cerca. Unica voce dissonante è una vecchia indovina che gli predice la sconfitta per mano di una forza bianco e nera in grado di accomunare ying e yang come nel simbolo del tao. A poco servirà lo sterminio di una villaggio di panda perchè, come in una tragedia greca, nel tentativo di allontanarsi da sè il destino indesiderato Shen non farà che creare la sua nemesi: Po.

Intanto il Guerriero Dragone si gode la sua fama ignaro dell'attacco imminente e quando sarà chiamato ad intervenire contro il malvagio che minaccia la Cina sarà assalito da ricordi in 2D dello sterminio che lo ha reso (forse) orfano. Solo la conquista della pace interiore potrà dargli la forza per combattere i cannoni. Kung fu panda è stato un punto di svolta per la Dreamworks, il primo film a consentirgli di ambire alle inarrivabili vette dei rivali della Pixar, e per dirigerne il seguito con mossa oculata lo studio ha promosso alla regia Jennifer Yuh, che del precedente film aveva curato la storia e soprattutto la direzione della memorabile sequenza iniziale in due dimensioni. In onore alla tradizione anche Kung fu panda 2 inizia con un prologo bidimensionale, il breve racconto dei fatti incresciosi che hanno portato alla cacciata di Shen dal palazzo e allo sterminio dei panda, un segmento anche stavolta di rara raffinatezza, tutto disegnato per sembrare frutto dei giochi di ombre delle marionette cinesi.

kung-fu-panda-2

Questa storia inizia tanto tempo fa, nell'Antica Cina, quando i pavoni governavano benevoli la città di GongMing. Essi portarono pace e prosperità nella città inventando i famosi fuochi d'artificio.
Ma il loro unigenito figlio, Lord Shen, vedeva nei fuochi d'artificio un potere molto più oscuro, fin tanto da trasformare ciò che aveva portato colore e gioia, in qualcosa di tenebroso e distruttivo. Disperati per il comportamento del loro figlio, i sovrani si recarono da un'anziana divinatrice, la quale gli rivelò che, se Shen avesse continuato per quel sentiero oscuro, sarebbe stato sconfitto da un guerriero nero e bianco.
Il perfido pavone intui che il guerriero bianco e nero fosse un panda e tentò di cambiare il suo destino ordinando alla sua banda di lupi di uccidere tutti i panda del regno. Poi tornò a casa aspettandosi le lodi dei genitori per aver combattuto coraggiosamente contro il destino i quali però erano sconvolti dall'orribile crimine commesso dal figlio e dovettero bandirlo da GongMing per sempre. Prima di lasciare la città, Shen giurò che sarebbe ritornato, e che quel giorno tutta la Cina si sarebbe chinata ai suoi piedi.

Dopo trent'anni, Po, il guerriero dragone, protegge la valle con l'aiuto dei cinque cicloni, ovvero Tigre, Scimmia, Vipera, Gru e Mantide. Un giorno Po, mentre cerca di mettersi quanti più ravioli possibili in bocca, viene chiamato dal maestro Shifu in una grotta vicino al Palazzo di Giada. Là, egli rivela al panda la prossima fase del suo addestramento cioè di trovare la pace interiore, come lui stesso aveva fatto il giorno in cui Po era diventato il guerriero dragone.
Durante la conversazione, irrompe però Tigre, che rivela a Po che un branco di lupi è al villaggio per rubare il metallo per costruire l'arma di Shen. Giunti in soccorso degli abitanti del villaggio, Po e i cinque cicloni riescono a scacciare i banditi, ma proprio quando Po si sta scagliando sull'ultimo avversario, nota uno strano simbolo e ha una visione di sua madre che lo abbandona da piccolo. Il lupo ne approfitta e lo colpisce fuggendo via con il metallo.
Dopo aver avuto questo ricordo del suo passato, Po va al ristorante da suo padre, l'oca, per chiedergli spiegazioni. Il signor Ping, inizia a dirgli la verità: in realtà Po, quando era piccolo, venne ritrovato da lui stesso in un cesto di ravanelli, che poi decise di adottarlo.
Nel frattempo, alla città di GongMing, sorvegliata dai maestri Rino Tuonante (un rinoceronte), Bue Infuriato (un bue) e Croc (un coccodrillo), Shen porta la sua arma, un cannone, e uccide Rino Tuonante, catturando Bue Infuriato e Croc e prendendo possesso della città.

La notizia arriva anche al maestro Shifu, che ordina a Po e ai cicloni di salvare GongMing. Prima di partire per la città il panda incontra suo padre, il quale lo convince a non andare perché non potrebbe tornare più. Tigre però lo rassicura, promettendogli che suo figlio ritornerà.
Nel corso dell'avventuroso viaggio gli eroi si ritrovano a viaggiare su una zattera, dove Po sogna di essere stato rimpiazzato dai suoi genitori con un ravanello e, inoltre, rivede il simbolo che aveva visto in precedenza. Cerca così di trovare la sua pace interiore, come suggerito dal maestro Shifu, ma non riesce a trovarla. E ormai gli eroi sono giunti a GongMing.
La divinatrice, tenuta in custodia da Shen, gli dice che lui sarà sconfitto da un guerriero bianco e nero. La previsione sembra avverarsi quando il lupo che ha incontrato Po giunge avvertendo il suo signore dell'esistenza di un panda. Nella città, Po e i cinque cicloni passano inosservati travestiti da dragone di Capodanno e liberano una pecora dall'attacco di uno dei lupi, la quale rivela loro che i due maestri Bue Infuriato e Croc, sono rinchiusi nella prigione di GongMing. Si recano quindi lì, ma i due eroi non hanno intenzione di combattere contro Shen, altrimenti raderà al suolo la città.

Mentre Po cerca di convincerli, vengono sorpresi da alcuni lupi, e nel rocambolesco inseguimento tra lui e il capo dei lupi per le vie della città, rimangono tutti prigionieri e portati al cospetto di Shen. Davanti al pavone, Po e i cicloni riescono a sfuggire all'arma con l'aiuto di Mantide, ma il panda non sa il motivo per cui lui è destinato a sconfiggere il pavone.
Durante il combattimento tra i due, Po scopre che il simbolo che sognava da giorni era in realtà lo stemma di Shen e vede nuovamente sua madre che lo abbandona e vede anche che in quell'occasione era presente anche Shen. Preso di nuovo dalla distrazione, Po lascia sfuggire Shen, che tenta di distruggere il castello dove ora sono intrappolati gli eroi.
Grazie al suggerimento di Tigre, riescono a fuggire dal tetto e si rifugiano nella prigione di GongMing, dove Tigre chiede spiegazioni a Po sul perché ha lasciato fuggire Shen. Po non glielo vuole dire e dopo alcuni fallimenti per andarsene, Po rivela che il pavone era presente la notte in cui sua madre lo abbandonò e che proprio lui sa chi è veramente e da dove viene. A queste parole, Tigre abbraccia Po, e lo costringe a restare nella prigione per non vederlo morire.

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La divinatrice intanto, tenta ancora invano di fermare Shen, ma lui non ne vuole sapere e la esilia.

I cicloni cercano di fare esplodere la base di Shen, ma sono costretti ad interrompere il piano quando scoprono che Po è all'interno per combattere Shen. Una volta faccia a faccia il panda chiede spiegazioni su che cosa era successo in quella notte in cui sua madre lo lasciò. Shen mente, dicendogli che i suoi genitori non lo amavano e lo hanno abbandonato, prima di sparargli con il suo cannone. Po viene colpito e scaraventato lontano nel fiume, ma si salva grazie ad un coperchio di metallo che attutisce il colpo.
Il panda viene trovato e curato dalla divinatrice, la quale lo invita a non resistere agli incubi che sono in realtà ricordi: Po ricorda che durante l'attacco ai panda per ordine di Shen, i suoi genitori furono costretti ad abbandonarlo per metterlo in salvo dalla morte. La divinatrice rivela che Shen verrà sconfitto da un guerriero bianco e nero come lui, dicendogli non dare alcuna importanza al passato, ma di scoprire chi davvero vuole essere. Po decide infine di tornare a Gong Ming, dove i suoi amici sono imprigionati e stanno per essere giustiziati da Shen mentre la sua flotta si prepara alla conquista della Cina.

Po giunge eroicamente con un cappello sul posto liberando i suoi amici, che tentano di fermare le navi, anche con l'aiuto di Bue Infuriato e Croc, usciti di prigione e convinti da Shifu, anche lui presente in battaglia, ad aiutare gli eroi.
Quando la battaglia sembra ormai vinta per Po, Shen ordina al capo dei lupi di sparare, ma il lupo, non volendo ferire i suoi compagni, si rifiuta. Shen, perciò, lo uccide ed esplode un colpo di cannone verso Po che però viene spinto via da Tigre che si prende il colpo al suo posto, ma tutti gli altri combattenti rimangono feriti. Shen inizia a partire con la sua flotta, e Po si erge su una barca capovolta nella baia come ultimo baluardo. Il pavone ordina di fare fuoco su di lui. Grazie al ritrovamento della sua pace interiore, Po riesce a respingere i colpi, distruggendo la flotta rimanente. Il panda raggiunge Shen per convincerlo a dimenticare il passato, come ha fatto lui. Ma il pavone, furente, lo ignora e, dopo un breve combattimento, muore schiacciato dalla sua stessa arma.
Alla fine Po decide di essere ciò che vuole, quindi ritorna a casa deciso a rimanere con Ping. Ciò che però non sa, è che il suo vero padre è ancora vivo.

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Doppiatori originali

    Jack Black: Po
    Dustin Hoffman: Shifu
    Gary Oldman: Lord Shen
    Angelina Jolie: Tigre
    Seth Rogen: Mantide
    Jackie Chan: Scimmia
    Lucy Liu: Vipera
    David Cross: Gru
    Jean-Claude Van Damme: Maestro Croc
    Victor Garber: Maestro Rino Tuonante
    Dennis Haysbert: Maestro Bue Infuriato
    Michelle Yeoh: Divinatrice
    James Hong: Mr. Ping
    Danny McBride: capo lupo
    Fred Tatasciore: padre biologico di Po

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Doppiatori italiani.

    Fabio Volo: Po
    Eros Pagni: Shifu
    Massimo Lodolo: Lord Shen
    Francesca Fiorentini: Tigre
    Simone Mori: Mantide
    Angelo Maggi: Scimmia
    Tiziana Avarista: Vipera
    Danilo De Girolamo: Gru
    Franco Mannella: Maestro Croc
    Roberto Draghetti: Maestro Rino Tuonante
    Francesco Pannofino: Maestro Bue Infuriato
    Roberta Greganti: Divinatrice
    Stefano Mondini: capo lupo
    Francesco Vairano: Mr. Ping
    Alessandro Rossi: padre biologico di Po

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Vogliamo i colonnelli, è una divertentissima parodia ispirata ad un fatto storico realmente accaduto.

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Vogliamo i colonnelliè un film del 1973 diretto da Mario Monicelli, il quale collaborò anche al soggetto e alla sceneggiatura insieme agli amici e compagni di una vita Age e Scarpelli, presentato in concorso al 26º Festival di Cannes. È una commedia satirica a sfondo fantapolitico che immagina un maldestro colpo di stato in Italia, con esplicite allusioni al tentato golpe Borghese e al regime dei colonnelli greci.

Nomi che da soli erano garanzia di qualcosa meritevole di attenzione, e così è stato, di certo questo film non fa eccezione. Una divertentissima parodia che si è ispirata liberamente ad un fatto storico realmente accaduto alcuni anni prima: il Piano Solo architettato dal generale dei carabinieri De Lorenzo, un tentativo di colpo di stato militare fallito prima ancora di iniziare. Monicelli racconta con la solita ironia, arguzia e maestria una storia per certi versi inquietante soprattutto se si pensa a quanto sia stata vicina alla realtà. Personaggi spassosissimi che rappresentano la vera forza motrice del film, macchiette studiate ad arte che coinvolgono tutto l’arco politico del bel paese: dal vecchio militare dalla mascella tesa e la casa ricolma di cimeli del duce, al subdolo politicante democristiano attaccato alla poltrona e al potere sino al timoroso e inconcludente deputato di una sinistra annacquata.

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Italia, anni settanta. Dopo un attentato alla Madonnina organizzato da estremisti di Destra per incolpare falsamente le Sinistre, l'onorevole Giuseppe Tritoni litiga con il suo partito, la Grande Destra (chiaro riferimento al MSI), ritenendolo troppo democratico. Cerca così di organizzare un colpo di stato assieme a colonnello Ribaud, reclutando alcuni colonnelli nostalgici già componenti di un precedente tentato golpe (Nel film si parla di un 'Generale Di Vincenzo' al posto dell'originale autore del Piano Solo, il Generale De Lorenzo).

Forte dell'appoggio (con il ricatto) dell'imprenditore Irnerio Stainer e di alcuni monarchici, organizza una riunione a cui prende parte anche il colonnello Andreas Automatikos, membro dei servizi segreti nella neonata Repubblica greca in cui si decidono i punti più importanti del piano, tra cui rapire il presidente della Repubblica e l'annuncio del colpo di Stato alla RAI. Alla scena assiste tuttavia un fotografo, Armando Caffè, che fotografa tutto e consegna il materiale all'onorevole Luigi Di Cori del PCI, che assieme al segretario del PSI e al sottosegretario degli interni appartenente alla DC, avvertono il ministro dell'Interno Li Masi che presta scarsa considerazione al trio.

Il Golpe sta per avvenire, ma i tempi vengono calcolati male: Barbacane con i paracadutisti subacquei si paracaduta in un pollaio, Turzilli viene scoperto con i guardaboschi nello Stadio Flaminio di Roma, Furas arriva in ritardo alla RAI dopo un incidente d'auto. I congiurati vengono arrestati, mentre Tritoni riesce a nascondersi dall'amante Marcella Bassi Lega, venendo poi scoperto dalla polizia assieme ad uno dei numerosi amanti della Bassi Lega, nonché colonnello mancato al golpe per "bronchite".

Portato dal presidente della Repubblica e al ministro dell'Interno Li Masi, i co-cospiratori di Tritoni lo tradiscono svelando la sua idea golpista. Li Masi svela che aveva già scoperto tutto, e che aveva già preparato un contro-colpo di Stato al fine di isolare gli estremismi politici e di instaurare uno stato di polizia tecnocratico di stampo autoritario, con il dissenso del presidente della Repubblica. Tritoni, umiliato e irato, sottrae a un militare una granata, minacciando di farla esplodere e facendo morire il presidente della Repubblica di infarto, in realtà un calcolo del ministro Li Masi.

Un anno dopo, Tritoni si trova nello Stato militarista che sognava, ma senza di lui. Il leader del suo ex-partito la Grande Destra sostiene il governo e l'imprenditore Stainer è ministro del Lavoro, così come sono ministri alcuni militari che affermavano fedeltà alla Repubblica. Tritoni quindi cerca di vendere il suo piano di colpo di Stato a dei politici di un sottosviluppato stato africano.
Riferimenti

Nel film si può vedere un richiamo abbastanza esplicito al tentativo di golpe Borghese del 1970, senza tuttavia trascurare altri riferimenti: il film inizia con un attentato alla guglia del Duomo di Milano, episodio che può far riferimento agli attentati del 1969 coi suoi relativi contorni mediatici; la morte del presidente della Repubblica Italiana rimanda al colpo apoplettico avuto da Antonio Segni nel 1964 (l'attore che l'impersona è non a caso somigliante a Segni) nei frangenti del Piano Solo; il personaggio del ministro degli Interni è invece modellato con evidente riferimento a Giulio Andreotti, mentre l'On. Ferlingeri è palesemente ispirato a Enrico Berlinguer.

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Interpreti e personaggi

    Ugo Tognazzi: On. Giuseppe Tritoni
    Antonino Faà di Bruno: Tenente Colonnello Vittorio Emanuele Ribaud
    Giuseppe Maffioli: Colonnello Pino Barbacane
    Giancarlo Fusco: Colonnello Gavino Furas
    Renzo Marignano: Tenente di vascello Teofilo Branzino
    Max Turilli: Colonnello Quintiliano Turzilli
    Camillo Milli: Colonnello Elpidio Aguzzo
    Carla Tatò: Marcella Bassi Lega
    Vincenzo Falanga: Tarcisio "Ciccio" Introna operatore fisico del raggruppamento "Fiaccole Nere"
    Duilio Del Prete: Monsignor Sartorello
    Luigi Lenner: Irnerio Stainer
    Barbara Herrera: Contessa d'Amatrice
    Salvatore Biliardo: Colonnello Andreas Automatikos
    Pino Zac: Armando Caffè
    Lino Puglisi: On. Li Masi
    Claude Dauphin: Il Presidente della Repubblica
    Tino Bianchi: On. Mazzante
    François Périer: On. Luigi Di Cori
    Gianni Solaro: On. Cicero
    Pietro Tordi: Gen. Bassi Lega
    Valeria Sabel: Rina, moglie di Di Cori
    Mico Cundari : onorevole sottosegretario interni
    Enzo Guarini : speaker telegiornale
    Vittorio De Bisogno : il figlio dell'On. Di Cori

Doppiatori italiani.

    Enzo Liberti: On. Luigi Di Cori
    Gigi Reder : Armando Caffè
    Roberto Villa : Irnerio Stainer
    Nino Dal Fabbro : Il Presidente della Repubblica
    Riccardo Cucciolla : voce narrante
    Mario Milita: onorevole dell'opposizione
    Gino Donato: On. Cicero e il pilota militare
    Nino Vingelli: Tarcisio "Ciccio" Introna operatore fisico del raggruppamento "Fiaccole Nere"
    Sandro Iovino : giornalista tv Martano
    Luigi Carrai : voce telegiornale
    Claudio Capone : il figlio dell'On. Di Cori

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Vita da cani pittoresco, sciolto, brioso film sul mondo dell'avanspettacolo.

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Vita da cani è un film del 1950, diretto dai registi Mario Monicelli e Steno; successivamente Monicelli rivelò di essere stato il solo regista.

«Steno e Monicelli (...) avvertendo senza dubbio il carattere ormai oleografico dell'argomento, hanno avuto la buona idea (...) di puntare sulla descrizione di un ambiente meno noto: quello dei paesini visitati, appunto, soltanto dalle compagnie di terzo e quart'ordine. (...).

Tutta la prima parte del film è non soltanto divertente ma anche veritiera. Nella seconda parte, invece, il film passa (...) all'intreccio e subito decade nella ricetta e nel luogo comune (...).» (Giuseppe Marotta, L'Europeo, 15/11/1950)

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Nino Martoni (Aldo Fabrizi) è il capocomico di una sgangherata compagnia d'avanspettacolo. Delle sue ballerine fanno parte Margherita (Gina Lollobrigida), fuggita dal paesello e ricercata dalla polizia, Franca (Tamara Lees), che ha lasciato il fidanzato Carlo (Marcello Mastroianni) perché troppo povero per le ambizioni di lei, e Vera (Delia Scala), innamorata di Mario, il figlio di un ricco borghese.

Il film mette in risalto quanto difficile sia la vita di una compagnia teatrale (non a caso una Vita da cani) e i numerosi sacrifici attuati dal protagonista capocomico per salvare i suoi attori. Durante uno spettacolo, Nino, in mancanza di una prima donna, lancia l'inesperta Margherita con il nome d'arte di Rita Buton facendola diventare, in breve tempo, una delle più giovani dive di rivista.

Purtroppo il successo e la fama non ci saranno per tutti. Vera preferisce il matrimonio alla carriera mentre Franca, pentitasi di aver sposato senza amore un uomo ricco di mezza età, si uccide. Il protagonista Nino, pur innamorato della bella Rita, preferisce indirizzarla verso una compagnia più importante che potrà valorizzarne le doti di cantante; gli rimane il resto della compagnia che continua a dirigere nonostante le difficoltà.
Distribuzione

Uscito nelle sale Italiane il 28 settembre 1950, venne esportato e presentato il 12 marzo del 1954 in Portogallo e il 3 agosto del '55 in Francia, coi rispettivi titoli di Vida de Cão e Dans les coulisses.

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Interpreti e personaggi.

    Aldo Fabrizi: Nino Martoni
    Gina Lollobrigida: Margherita
    Delia Scala: Vera
    Tamara Lees: Franca
    Marcello Mastroianni: Carlo
    Enzo Maggio: Salvatore
    Nyta Dover: Lucy Astrid
    Aldo Giuffrè: il barista
    Bruno Corelli
    Furlanetto: Borselli
    Gianni Barrela
    Michele Malaspina
    Mariemma Bardi
    Tino Scotti
    Pina Piovani
    Lydia Alfonsi
    Vittorina Benvenuti

Doppiatori italiani.

    Adriana Parrella: Margherita
    Gemma Griarotti: Vera

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La spada nella roccia (The Sword in the Stone) è un film del 1963 diretto da Wolfgang Reitherman. È un film d'animazione prodotto dalla Walt Disney Productions e uscito negli Stati Uniti il 25 dicembre 1963, distribuito dalla Buena Vista Distribution. Il 18° Classico Disney, fu l'ultimo ad uscire prima della morte di Walt Disney. Le canzoni del film sono scritte e composte dai fratelli Sherman,
6.- Willard il paranoico, un nuovo tipo di amicizia.
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Willard il paranoico (Willard) è un film horror di Glen Morgan, con Crispin Glover, Laura Harring e R. Lee Ermey. Il film è liberamente basato sulla novella Ratman's Notebook di Stephen Gilbert, ed è anche il remake del film Willard e i topi del 1971. Il film venne distribuito negli Stati Uniti il 15 marzo 2003 e in Italia il 29 luglio 2005. Willard, quarantenne introverso al limite della
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Kung Fu Panda 2] è un film d'animazione del 2011 prodotto dalla DreamWorks Animation e diretto da Jennifer Yuh. Il film è il sequel di Kung Fu Panda e alla revisione della sceneggiatura ha collaborato anche Charlie Kaufman. « Forse la tua storia non ha un inizio tanto felice, ma non è questo a renderti ciò che sei.. è il resto della tua storia. Chi tu scegli di essere » (discorso della
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Scorrete lacrime, disse il poliziotto (Flow My Tears, the Policeman Said) è un romanzo di fantascienza di Philip K. Dick. È stato tradotto per la prima volta in italiano nel 1976 col titolo Episodio temporale da Roberta Rambelli (in seguito è stato ritradotto da Vittorio Curtoni nel 1998 e ancora da Maurizio Nati nel 2007). Scritto nel 1974, è considerato una delle opere meglio riuscite

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Mario Monicelli è il regista che meglio ha interpretato lo stile della commedia all'italiana.

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Mario Monicelli (Roma, 16 maggio 1915 – Roma, 29 novembre 2010) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano.

Monicelli è stato uno dei più celebri e apprezzati registi italiani. Insieme a Dino Risi e Luigi Comencini, fu uno dei massimi esponenti della commedia all'italiana, che ha contribuito a rendere nota anche all'estero con film come Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra, L'armata Brancaleone e Amici miei.

Vincitore di numerosi premi cinematografici, è stato candidato per sei volte al Premio Oscar. Nel 1991 ha ricevuto il Leone d'oro alla carriera alla Mostra del cinema diVenezia.

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I soliti ignoti, del quale Monicelli è anche cosceneggiatore (insieme ad altri tre straordinari sceneggiatori italiani dell'epoca: Age, Scarpelli e Suso Cecchi D'Amico), rovescia per la prima volta la dialettica di Guardie e ladri con la quale lo stesso Monicelli (insieme a Steno che lo affiancò alla regia) aveva impostato fin dal 1951 la rappresentazione del rapporto tra autorità e libertà, tra giustizia togata e semplice sopravvivenza delle classi più umili. Quattro anni dopo, Monicelli inverte i ruoli: in Totò e Carolina (1955) lo straordinario attore napoletano non è più un ladruncolo ma un carabiniere, e la censura dell'epoca non prende affatto bene l'ironia intorno alle forze dell'ordine: il film subisce pesanti e talvolta inspiegabili tagli, e benché in tempi recenti ne sia stata restaurata la copia originale, continua a essere trasmesso nella versione "epurata" e inquinata da un demenziale titolo di testa imposto dalla censura di allora, francamente insultante anche solo nei confronti del livello attoriale di Totò.

Così con I soliti ignoti Monicelli abbandona la dialettica antagonista tra tutori e trasgressori della legge, rappresentando esclusivamente il lato mite, confusionario e frustrato di un manipolo di aspiranti ladri votati all'insuccesso. La grande guerra, lontano dagli stereotipi classici della commedia, svaria notevolmente da un estremo all'altro del registro tragicomico affrontando un argomento doloroso e complesso come la tragedia della Prima guerra mondiale, ed è impreziosito dalle memorabili interpretazioni di Alberto Sordi e Vittorio Gassman. I compagni, film sulla storia del sindacalismo e, ancor prima, sulla fratellanza tra operai delle fabbriche, è poco noto al grande pubblico ma molto apprezzato dalla critica (con Marcello Mastroianni, Renato Salvatori e Annie Girardot).
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Negli anni sessanta Monicelli si dedica anche a film a episodi: Boccaccio '70 del 1962, Alta infedeltà del 1964 e Capriccio all'italiana del 1968 (anche se l'episodio da lui diretto in Boccaccio '70 fu tagliato dal produttore Carlo Ponti, scatenando la protesta dei registi italiani che decisero quasi tutti di boicottare il Festival di Cannes del 1962, che avrebbe dovuto essere inaugurato appunto da questo film).

Ne L'armata Brancaleone (1966) e, con minor efficacia, nel seguito intitolato Brancaleone alle crociate (1969), Monicelli mette in scena un singolare Medioevo tragicomico, costellato dall'uso di un'inedita lingua maccheronica divenuta memorabile nel cinema italiano. Il film del 1966 viene anche selezionato per il festival di Cannes.

Nel 1973 il film Vogliamo i colonnelli è selezionato per il festival di Cannes.[21] Tra gli altri film di rilievo occorre ricordare La ragazza con la pistola, terza nomination all'Oscar (1968), Romanzo popolare (1974) e i primi due capitoli della trilogia di Amici miei (1975, 1982) - quello conclusivo (1985) verrà infatti diretto da Nanni Loy. Caro Michele vale per Monicelli l'Orso d'argento al festival di Berlino nel 1976.
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Il film successivo, girato nel pieno degli anni di piombo, ne esprime il dramma ispirandosi a un'opera dello scrittore Vincenzo Cerami: Un borghese piccolo piccolo (1977) è un'opera interamente e profondamente drammatica, estranea alle suggestioni tragicomiche delle opere precedenti e successive (Il marchese del Grillo, 1981, che pure si avvale di un'ottima interpretazione dello stesso Sordi). La sua regia nel Il marchese del Grillo gli fa vincere l'Orso d'argento al festival di Berlino del 1982.] Negli anni ottanta e novanta, lo sguardo del regista cambia ancora: dal maschilismo di Amici miei si passa all'esaltazione della donna contenuta nell'opera Speriamo che sia femmina (1985), mentre il successivo Parenti serpenti (1991) presenta nuovamente una caustica rappresentazione del modello familiare attraverso la problematicità dei rapporti tra generazioni, culminante in un finale addirittura scioccante. Con Speriamo che sia femmina, Monicelli torna a ricevere ampi consensi di critica e pubblico.

Negli anni Ottanta Monicelli si dedica anche al teatro, sia in prosa che lirico, con alcune felici produzioni. Per la televisione produce il cortometraggio Conoscete veramente Mangiafoco? (1981), con Vittorio Gassman, La moglie ingenua e il marito malato (1989) e Come quando fuori piove (2000), mentre come documentario Un amico magico: il maestro Nino Rota (1999) e vari collettivi. Mario Monicelli si è anche occasionalmente prestato a qualche cameo attoriale (L'allegro marciapiede dei delitti, 1979; Sotto il sole della Toscana, 2003; SoloMetro, 2007), dando anche la voce al nonno di Leonardo Pieraccioni ne Il ciclone (1996).

È da considerarsi probabilmente il regista che meglio di tutti ha interpretato lo stile e i contenuti del genere della Commedia all'italiana. Il suo attore di riferimento è stato Alberto Sordi, da lui trasformato in attore drammatico in La grande guerra e Un borghese piccolo piccolo, ma ha anche avuto il merito di scoprire le grandi capacità comiche di due attori nati artisticamente come drammatici: Vittorio Gassman nei Soliti ignoti e Monica Vitti nella Ragazza con la pistola. Il sorriso amaro che accompagna sempre le vicende narrate, l'ironia con cui ama tratteggiare le storie di simpatici perdenti, caratterizzano da sempre la sua opera. Forse non è un caso che molti critici considerino I soliti ignoti il primo vero film della commedia all'italiana, e Un borghese piccolo piccolo l'opera che, con la sua drammaticità, chiude idealmente questo genere cinematografico.

Con l'avanzare dell'età la sua attività è gradualmente diminuita ma non si è mai fermata, grazie ad una forma fisica e mentale sempre buona. A dimostrazione di questo, a 91 anni è tornato al cinema con un nuovo film, Le rose del deserto (2006).

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In occasione della sua uscita ha confidato, in un'intervista a Gigi Marzullo, di non aver alcuna paura della morte, ma di temere moltissimo il momento in cui smetterà di lavorare, perché si annoierebbe moltissimo. In un'intervista del 2008 ha dichiarato di aver abbandonato definitivamente l'attività registica con il cortometraggio documentaristico Vicino al Colosseo... c'è Monti. Nonostante ciò nel 2010 realizza La nuova armata Brancaleone, un cortometraggio di protesta contro i tagli alla cultura e all'istruzione di questo governo, con la collaborazione del compositore Stefano Lentini, di Mimmo Calopresti in veste di sceneggiatore e di Renzo Rossellini come produttore. Il corto è stato presentato durante l'Open Day alla scuola Cine Tv Rossellini di Roma il 3 giugno 2010, dove sono stati presenti diversi giornalisti e politici oltre ai professori e ai ragazzi, vi ha partecipato anche Mario Monicelli. Nello stesso anno ha inoltre preso parte alla realizzazione del cortometraggio L'ultima zingarata, omaggio al suo Amici miei, in cui reinterpreta il ruolo del professor Sassaroli.

Il 5 dicembre 2009 parla dal palco del No Berlusconi Day e di fronte ad una piazza gremita pronuncia parole molto dure contro il governo e l'intera classe dirigente. Il 27 febbraio 2010 interviene ancora una volta a sorpresa durante la manifestazione organizzata dal Popolo Viola contro il Legittimo impedimento. Il 25 marzo 2010 partecipa all'evento Raiperunanotte con un'intervista, nella quale assume posizioni molto critiche e cupe nei confronti della società odierna:

« Mai avere la speranza. La speranza è una trappola, è una cosa infame inventata da chi comanda. »
« Quello che in Italia non c'è mai stato, è una bella botta, una bella rivoluzione, rivoluzione che non c'è mai stata in Italia... c'è stata in Inghilterra, c'è stata in Francia, c'è stata in Russia, c'è stata in Germania. Dappertutto meno che in Italia. Quindi ci vuole qualche cosa che riscatti veramente questo popolo che è sempre stato sottoposto, sono 300 anni che è schiavo di tutti. »

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Cari fottutissimi amici, un film particolare e originale dal maestro della commedia all'italiana.

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Cari fottutissimi amiciè un film del 1994 diretto da Mario Monicelli ambientato nella Firenze dell'agosto 1944, appena liberata dagli Alleati.

Monicelli firma un film molto particolare e originale, sfortunato al botteghino. Siamo nel 1943, in Toscana. C'è stata la liberazione yankee e il sor Dieci gira di piazza in piazza con dei boxeur addestrati. Per potersi guadagnare da vivere organizza una sfida di pugilato con gli americani. Bravo Paolo Villaggio.

La colonna sonora è composta da pezzi dell’epoca scelti da Renzo Arbore.

« Forse sopravvivere, è meglio di vivere. »
(Gino Martini)

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Interpreti e personaggi.

    Paolo Villaggio: Ginepro Parodi detto "Dieci"
    Paolo Hendel: Ragionier Fortini
    Massimo Ceccherini: Gino Martini
    Beatrice Macola: Testa di rapa
    Novello Novelli: Zingaro
    Antonella Ponziani: Wilma
    Eva Grimaldi: Topona
    Elijan Raynard Childs: Washington
    Vittorio Benedetti: Callicchero
    Stefano Davanzati: Drago
    Giuseppe Oppedisano: Taddei
    Sergio Pierattini:
    Marco Graziani: Fortunato Calamai
    Alessandro Paci: Un carabiniere

Cari fottutissimi amici

        Paolo Villaggio: Ginepro Parodi detto "Dieci"
    Paolo Hendel: Ragionier Fortini
    Massimo Ceccherini: Gino Martini
    Beatrice Macola: Testa di rapa
    Novello Novelli: Zingaro
    Antonella Ponziani: Wilma
    Eva Grimaldi: Topona
    Elijan Raynard Childs: Washington
    Vittorio Benedetti: Callicchero
    Stefano Davanzati: Drago
    Giuseppe Oppedisano: Taddei
    Sergio Pierattini:
    Marco Graziani: Fortunato Calamai
    Alessandro Paci: Un carabiniere

Trama:

Toscana, agosto 1944. Il teatro delle operazioni belliche si è spostato più a nord e, in mezzo alla devastazione, un anziano ex-pugile raccoglie un gruppo di giovani col fine di fondare una compagnia di spettacoli pugilistici itinerante, così da poter racimolare un po' di soldi esibendosi nelle fiere di paese.

Durante il viaggio, si uniscono alla sgangherata compagnia anche un carrista americano di colore fuggito da un campo di prigionia e con aspirazioni da disertore, una ex-ausiliaria, l'ex-fidanzata di un partigiano comunista e perfino un cane.

Tra feste di liberazione, incontri improvvisati, contadini armati e matrimoni partigiani, il gruppo cercherà infine di tornare a Firenze.
Cari fottutissimi amici1

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1.- Cari fottutissimi amici, un film particolare e originale dal maestro della commedia all'italiana.

Cari fottutissimi amici, un film particolare e originale dal maestro della commedia all'italiana.

Cari fottutissimi amici è un film del 1994 diretto da Mario Monicelli ambientato nella Firenze dell'agosto 1944, appena liberata dagli Alleati. Monicelli firma un film molto particolare e originale, sfortunato al botteghino. Siamo nel 1943, in Toscana. C'è stata la liberazione yankee e il sor Dieci gira di piazza in piazza con dei boxeur addestrati. Per potersi guadagnare da vivere organizza

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2.- Mario Monicelli è il regista che meglio ha interpretato lo stile della commedia all'italiana.

Mario Monicelli è il regista che meglio ha interpretato lo stile della commedia all'italiana.

Mario Monicelli (Roma, 16 maggio 1915 – Roma, 29 novembre 2010) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano. Monicelli è stato uno dei più celebri e apprezzati registi italiani. Insieme a Dino Risi e Luigi Comencini, fu uno dei massimi esponenti della commedia all'italiana, che ha contribuito a rendere nota anche all'estero con film come Guardie e ladri, I soliti ignoti, La grande guerra

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3.- L'esercito delle 12 scimmie è l'esito della strampalata congiunzione di talenti eterogenei.
L'esercito delle 12 scimmie è l'esito della strampalata congiunzione di talenti eterogenei.L'esercito delle 12 scimmie (12 Monkeys) è un film del 1995 diretto da Terry Gilliam, prodotto da Charles Roven e sceneggiato da David Webb e Janet Peoples. È stato liberamente ispirato al film La jetée, di Chris Marker, cortometraggio sperimentale francese del 1962. Il film consiste in una storia di fantascienza post-apocalittica. 'L'esercito delle 12 scimmie'è l'esito della strampalata

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4.- Il Tempo dei Gitani, quanta magia nel Kusturica anni ’80.
Il Tempo dei Gitani, quanta magia nel Kusturica anni ’80.“Quando Dio è sceso in Terra, ha incontrato i gitani. E ha preso il primo volo per tornare indietro”. E’ una delle frasi pronunciate dai protagonisti de Il tempo dei gitani, meraviglioso film di Emir Kusturica del 1988. La pellicola racconta le peripezie di Perhan, un giovane gitano che lascia i Balcani e si ritrova catapultato in Italia, finendo incastrato in situazioni assurde, dolorose e ben

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5.- La Spada nella Roccia è il primo episodio della tetralogia Re in Eterno.
La Spada nella Roccia è il primo episodio della tetralogia Re in Eterno. La spada nella roccia (The Sword in the Stone) è un film del 1963 diretto da Wolfgang Reitherman. È un film d'animazione prodotto dalla Walt Disney Productions e uscito negli Stati Uniti il 25 dicembre 1963, distribuito dalla Buena Vista Distribution. Il 18° Classico Disney, fu l'ultimo ad uscire prima della morte di Walt Disney. Le canzoni del film sono scritte e composte dai fratelli Sherman,

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6.- Willard il paranoico, un nuovo tipo di amicizia.
Willard il paranoico, un nuovo tipo di amicizia. Willard il paranoico (Willard) è un film horror di Glen Morgan, con Crispin Glover, Laura Harring e R. Lee Ermey. Il film è liberamente basato sulla novella Ratman's Notebook di Stephen Gilbert, ed è anche il remake del film Willard e i topi del 1971. Il film venne distribuito negli Stati Uniti il 15 marzo 2003 e in Italia il 29 luglio 2005. Willard, quarantenne introverso al limite della

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7.- Vita da cani pittoresco, sciolto, brioso film sul mondo dell'avanspettacolo.
Vita da cani pittoresco, sciolto, brioso film sul mondo dell'avanspettacolo. Vita da cani è un film del 1950, diretto dai registi Mario Monicelli e Steno; successivamente Monicelli rivelò di essere stato il solo regista. «Steno e Monicelli (...) avvertendo senza dubbio il carattere ormai oleografico dell'argomento, hanno avuto la buona idea (...) di puntare sulla descrizione di un ambiente meno noto: quello dei paesini visitati, appunto, soltanto dalle compagnie di terzo

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8.- Vogliamo i colonnelli, è una divertentissima parodia ispirata ad un fatto storico realmente accaduto.
Vogliamo i colonnelli, è una divertentissima parodia ispirata ad un fatto storico realmente accaduto. Vogliamo i colonnelli è un film del 1973 diretto da Mario Monicelli, il quale collaborò anche al soggetto e alla sceneggiatura insieme agli amici e compagni di una vita Age e Scarpelli, presentato in concorso al 26º Festival di Cannes. È una commedia satirica a sfondo fantapolitico che immagina un maldestro colpo di stato in Italia, con esplicite allusioni al tentato golpe Borghese e al regime

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9.- Kung Fu Panda 2 , tanta azione e qualche risata in meno per un secondo capitolo visivamente molto raffinato.
Kung Fu Panda 2 , tanta azione e qualche risata in meno per un secondo capitolo visivamente molto raffinato. Kung Fu Panda 2] è un film d'animazione del 2011 prodotto dalla DreamWorks Animation e diretto da Jennifer Yuh. Il film è il sequel di Kung Fu Panda e alla revisione della sceneggiatura ha collaborato anche Charlie Kaufman. « Forse la tua storia non ha un inizio tanto felice, ma non è questo a renderti ciò che sei.. è il resto della tua storia. Chi tu scegli di essere » (discorso della

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10.- Scorrete lacrime, disse il poliziotto porre in discussione ogni certezza apparente sulla natura stessa della realtà e dell’umanità.
Scorrete lacrime, disse il poliziotto porre in discussione ogni certezza apparente sulla natura stessa della realtà e dell’umanità. Scorrete lacrime, disse il poliziotto (Flow My Tears, the Policeman Said) è un romanzo di fantascienza di Philip K. Dick. È stato tradotto per la prima volta in italiano nel 1976 col titolo Episodio temporale da Roberta Rambelli (in seguito è stato ritradotto da Vittorio Curtoni nel 1998 e ancora da Maurizio Nati nel 2007). Scritto nel 1974, è considerato una delle opere meglio riuscite

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S.Y.N.A.P.S.E. Pericolo in Rete, un film a sfondo tecnologico poco verosimile e a tratti scontato.

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S.Y.N.A.P.S.E. - Pericolo in Rete - è un film a sfondo tecnologico adatto a un pubblico giovane poco verosimile e a tratti scontato, diretto da Peter Howitt con Ryan Phillippe e Tim Robbins. 'Synapse' di Peter Howitt è una versione high-tech ma un po' scialba di 'Wargames'. Tim Robbins 'travestito' da Bill Gates, però, è bravissimo.  Ryan Philippe, già visto in 'Cruel Intention', è meno espressivo di un monitor spento. Claire Forlani gioca al solito con lo sguardo, che è...

Tekno - Il respiro del mostro osserva con meticolosa lucidità un fenomeno che fa parte della nostra cultura.

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The Acid House, film tratto da un libro di racconti dello scrittore surrealista Irving Wels.

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The Acid House è un film del 1998 diretto da Paul McGuigan, tratto dall'omonima raccolta di racconti The Acid House, seconda opera dello scrittore Irvine Welsh pubblicata nel 1994, un anno dopo la pubblicazione di Trainspotting. Tre episodi per palati forti corrispondenti ad altrettanti episodi del libro di Irvine Welsh, autore di Trainspotting. Una raccolta di storie di ragazzi, di una Edimburgo molto lontana dalle immagini bucoliche, tipicamente turistiche che siamo abituati a vedere....

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1.- The Acid House, film tratto da un libro di racconti dello scrittore surrealista Irving Wels. The Acid House è un film del 1998 diretto da Paul McGuigan, tratto dall'omonima raccolta di racconti The Acid House, seconda opera dello scrittore Irvine Welsh pubblicata nel 1994, un anno dopo la pubblicazione di Trainspotting. Tre episodi per palati forti corrispondenti ad altrettanti episodi del libro di Irvine Welsh, autore di Trainspotting. Una raccolta di storie di ragazzi, di una Leggi...
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